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Messaggio Da miria deglinnocenti Ven Dic 07, 2012 11:40 pm

Scusate vorrei sapere due cose:
1) se durante le ore in cui decido di portare l'alunno con disabilità fuori dalla classe per motivi didattici sono ancora responsabile di ciò che accade in classe oppure no.
2) l'alunno segue un programma individualizzato, posso decidere di portarlo fuori dal contesto classe quando lo ritengo opportuno? Devo dichiarare durante il consiglio di classe che lo porterò fuori dalla classe in determinati momenti per esigenze didattiche?
Spero di avere risposte che possano aiutarmi a capire meglio e se possibile la normativa sui diritti e doveri del docente di sostegno (non riesco a trovarla..)
Grazie anticipatamente

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Messaggio Da Ospite Ven Dic 07, 2012 11:58 pm

Nel PEI va scritto che il ragazzo lavora sia in classe che fuori, in maniera individuale o piccolo gruppo, per esigenze didattiche. Cmq lo puoi rimarcare nel consiglio di classe, perchè no.
Le ore di sostegno sono così poche, che in certi casi per garantire un'effettiva "inclusione" all'alunno bisogna lavorare strettamente sulla didattica in maniera individuale.
Sinceramente, io non mi pongo il problema della responsabilità della classe quando sono fuori con l'alunno h - l'importante è stare lì dove si trova l'alunno che ti è stato affidato (mi è stato a volte chiesto da docenti di disciplina di lavorare fuori con altri alunni lasciando l'alunno h dentro con loro, e mi sono sempre rifiutata).

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Messaggio Da gf Sab Dic 08, 2012 1:08 pm

Per come la vedo io, sul piano meramente formale, continui ad essere (co)responsabile di ciò che accade in classe anche quando decidi di operare il tuo intervento diadattico individualizzato sull'alunno H al di fuori della classe. Per questo motivo ti consiglio di formalizzare anche per iscritto motivandola (PEI e/o programmazione invidualizzata) questa modalità di intervento e di socializzarla (e possibilmente) condividerla con tutto il c.d.c. e con il DS proprio per metterti al riparo da qualsiasi conseguengenza che potrebbe derivare da una scelta altrimenti arbitraria di uscire dalla classe durante il tuo orario di servizio che è, appunto, previsto in classe.

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Messaggio Da eragon Sab Dic 08, 2012 4:06 pm

Si ma non facciamo terrorismo...se lo scrivi nel PEI, se è palese che non sei andato a prendere il caffè al bar ma sei in auletta a lavorare con il tuo ragazzo H, credo che nessun giudice ti riterrebbe responsabile di ciò che succede in classe.

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Messaggio Da giovanna onnis Sab Dic 08, 2012 5:34 pm

parvati ha scritto:
....Le ore di sostegno sono così poche, che in certi casi per garantire un'effettiva "inclusione" all'alunno bisogna lavorare strettamente sulla didattica in maniera individuale......
Premetto che non sono insegnante di sostegno, ma mi ha colpito questa tua frase perche al termine "inclusione" io davo un significatio diverso. Per questo motivo ho fatto una ricerca e nel sito del CDH (Centro Documentazione Handicap) ho trovato questo:
"Inclusione come condizione per stare in presenza delle diversità presenti negli altri e in noi e farsi cambiare da questa convivenza. Vivere insieme, in un gruppo, la vita in classe significa poter sperimentare in prima persona la sostanza dell’apprendimento che è costruzione sociale (si impara con gli altri) e pluralità di modi e stili. Condividere ogni giorno con i propri compagni a scuola diversi modi di apprendere,constatare la varietà e la diversa misura delle competenze presenti non solo in un gruppo ma in ogni singola persona è un’opportunità insostituibile per apprendere in modo significativo cioè personale, durevole e trasferibile fuori dall’ambito scolastico. Gli alunni con disabilità sono per questo una risorsa per l’apprendimento di tutti gli alunni così come le strategie e le metodologie “speciali” sono una risorsa per l’apprendimento di tutti gli alunni proprio perché capaci di aumentare la personalizzazione e lo scambio fra competenze e saperi. In questo senso la qualità dell’integrazione a scuola è qualità della scuola.

Inclusione come costruzione di legami che riconoscono la specificità e la differenza di identità. La politica inclusiva ci interroga sempre sui confini della nostra storia e persona. "Inclusione - scrive Habermas - qui non significa accaparramento assimilatorio, né chiusura contro il diverso. Inclusione dell’altro significa piuttosto che i confini della comunità sono aperti a tutti: anche - e soprattutto - a coloro che sono reciprocamente estranei e che estranei vogliono rimanere" (2).

Non si tratta allora di far diventare l’altro come noi o di, all’opposto, rinunciarvi per sempre ma di costruire ponti fra le persone, le situazioni, le competenze. L’integrazione a scuola potenzia la dimensione inclusiva quando riesce a far intrecciare le voci di tutti gli interlocutori in un dialogo aperto, interprofessionale, caratteristiche queste alla base di ogni situazione educativa dove ogni persona, ogni ruolo porta il proprio contributo indispensabile e complementare."

Quindi credo che la prassi quasi consolidata di portare in "auletta" l'alunno H non agevoli per niente la sua "effettiva inclusione".
Chiaramente parlo da profana, non avendo competenze sul sostegno, ma, nella mia "ignoranza" in materia ho sempre pensato che tale prassi porti ad un isolamento dell'alunno H piuttosto che ad una sua integrazione nel gruppo classe e quindi ad una sua inclusione. Forse mi sbaglio, ma è un mio pensiero:-)
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Messaggio Da eragon Sab Dic 08, 2012 6:28 pm

giovanna onnis ha scritto:
parvati ha scritto:
....Le ore di sostegno sono così poche, che in certi casi per garantire un'effettiva "inclusione" all'alunno bisogna lavorare strettamente sulla didattica in maniera individuale......
Premetto che non sono insegnante di sostegno, ma mi ha colpito questa tua frase perche al termine "inclusione" io davo un significatio diverso. Per questo motivo ho fatto una ricerca e nel sito del CDH (Centro Documentazione Handicap) ho trovato questo:
"Inclusione come condizione per stare in presenza delle diversità presenti negli altri e in noi e farsi cambiare da questa convivenza. Vivere insieme, in un gruppo, la vita in classe significa poter sperimentare in prima persona la sostanza dell’apprendimento che è costruzione sociale (si impara con gli altri) e pluralità di modi e stili. Condividere ogni giorno con i propri compagni a scuola diversi modi di apprendere,constatare la varietà e la diversa misura delle competenze presenti non solo in un gruppo ma in ogni singola persona è un’opportunità insostituibile per apprendere in modo significativo cioè personale, durevole e trasferibile fuori dall’ambito scolastico. Gli alunni con disabilità sono per questo una risorsa per l’apprendimento di tutti gli alunni così come le strategie e le metodologie “speciali” sono una risorsa per l’apprendimento di tutti gli alunni proprio perché capaci di aumentare la personalizzazione e lo scambio fra competenze e saperi. In questo senso la qualità dell’integrazione a scuola è qualità della scuola.

Inclusione come costruzione di legami che riconoscono la specificità e la differenza di identità. La politica inclusiva ci interroga sempre sui confini della nostra storia e persona. "Inclusione - scrive Habermas - qui non significa accaparramento assimilatorio, né chiusura contro il diverso. Inclusione dell’altro significa piuttosto che i confini della comunità sono aperti a tutti: anche - e soprattutto - a coloro che sono reciprocamente estranei e che estranei vogliono rimanere" (2).

Non si tratta allora di far diventare l’altro come noi o di, all’opposto, rinunciarvi per sempre ma di costruire ponti fra le persone, le situazioni, le competenze. L’integrazione a scuola potenzia la dimensione inclusiva quando riesce a far intrecciare le voci di tutti gli interlocutori in un dialogo aperto, interprofessionale, caratteristiche queste alla base di ogni situazione educativa dove ogni persona, ogni ruolo porta il proprio contributo indispensabile e complementare."

Quindi credo che la prassi quasi consolidata di portare in "auletta" l'alunno H non agevoli per niente la sua "effettiva inclusione".
Chiaramente parlo da profana, non avendo competenze sul sostegno, ma, nella mia "ignoranza" in materia ho sempre pensato che tale prassi porti ad un isolamento dell'alunno H piuttosto che ad una sua integrazione nel gruppo classe e quindi ad una sua inclusione. Forse mi sbaglio, ma è un mio pensiero:-)
Infatti parli da profana, nel senso che idealmente ogni docente di sostegno sottoscriverebbe le tue riflessioni, purtroppo non abitando sull'Iperuranio, a volte, siamo costretti a fare i conti con la realtà, quindi caliamo la parola "inclusione" nel bruto mondo della realtà...
Negli stessi CDH troverai anche dei bei documenti in cui sono descritte delle belle aule ideali, con 16-18 alunni, una postazione in fondo alla classe con dei divisori in cartongesso (spazio da usare per le attività uno ad uno ma che in questo modo si svolgono all'interno della classe) e con un'intera postazione multimediale, troverai anche dei bei capitoli in cui docente di sostegno e docente di classe si scambiano il ruolo, troverai anche molti interessanti spunti per lavori di gruppo...
Noi facciamo del nostro meglio, anche quando portiamo il ragazzo fuori...abbiamo smesso di credere alle favole, tu libera di continuare a farlo...certo non venire qua sul forum a dare lezioni a nessuno, quello diventa fracamente antipatico.

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Messaggio Da giovanna onnis Sab Dic 08, 2012 7:23 pm

Chiedo scusa a tutti per il mio intervento da profana, ho dichiarato di essere ignorante in materia e ho fatto una riflessione "a voce alta" perchè volevo condividerla con voi...sostenendo anche che "Forse mi sbaglio...."
Caro Eragon mi dispiace molto che tu abbia frainteso le mie intenzioni e che te la sia presa in questo modo, non avevo e non ho intenzione di "dare lezioni a nessuno"....come potrei, considerando la mia incompetenza in materia???? Sarebbe stato più carino e gentile intervenire nei miei confronti in un altro modo...bastava chiarire che il mio pensiero è "fantascientifico"...ma allora non usiamo la parola "inclusione" perchè le realtà in cui i docenti di sostegno sono, loro malgrado, costretti ad operare, ne impediscono di fatto la piena realizzazione.

PS) Non ho mai detto o pensato che i colleghi di sostegno non facciano del loro meglio...anzi la mia posizione è diametralmente opposta e di voi insegnanti di sostegno ho grande stima e considerazione.
Mi dispiace molto essere stata fraintesa
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Messaggio Da dami Sab Dic 08, 2012 8:41 pm

Gli insegnanti di sostegno operano per l'inclusione dei bambini dva nel gruppo-classe soprattutto quando i bambini sono piccoli (scuola dell'infanzia, primaria).
Col crescere dell'età e con l'aumentare del divario dei ragazzi nelle competenze acquisite, molti insegnanti di sostegno preferiscono fare agli studenti lezioni individualizzate fuori dall'aula per dare ai ragazzi una possibilità di apprendimento in più. Infatti, avendo spesso poche ore a disposizione per l'alunno, non si è in grado di agire sul clima e la didattica delle classi in cui sono inseriti i dva.
Paradossalmente quando gli studenti hanno patologie gravi può essere che il lavoro si svolga maggiormente in classe e che l'obiettivo primo da raggiungere sia proprio l'inclusione e la partecipazione alla cultura del compito insieme ai compagni.
Bisogna inoltre tener conto che spesso non si può essere in classe negli orari più opportuni, perché magari si devono seguire 3/4 alunni: allora capita di stare in classe durante lo svolgimento di lezioni in cui il ragazzo se la cava... mentre magari si è assenti quando il nostro lavoro servirebbe di più. Insomma: ci sono tanti motivi per cui si frequentano le "aulette", dove si ha la possibilità di far recuperare i ragazzi nelle materie dove sono più carenti... comunque penso, come credo anche altri colleghi, che includere possa significare anche semplicemente dare la possibilità a un ragazzo di seguire una lezione in classe capendoci qualcosa anche quando l'insegnante di sostegno è assente, grazie al lavoro svolto in parallelo o a priori fuori dalla classe proprio da parte degli insegnanti di sostegno.

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Messaggio Da iza Sab Dic 08, 2012 8:59 pm

io invece concordo perfettamente con giovanna.io sono docente di sostegno e per me è molto, dico molto più importante l'aspetto psicologico dell'alunno che il suo rendimento. L'inclusione si fa in classe e qui non ci piove. i momenti individuali dovrebbero essere ridotti al massimo

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Messaggio Da Ospite Sab Dic 08, 2012 10:01 pm

eragon ha scritto:
giovanna onnis ha scritto:
parvati ha scritto:
....Le ore di sostegno sono così poche, che in certi casi per garantire un'effettiva "inclusione" all'alunno bisogna lavorare strettamente sulla didattica in maniera individuale......
Premetto che non sono insegnante di sostegno, ma mi ha colpito questa tua frase perche al termine "inclusione" io davo un significatio diverso. Per questo motivo ho fatto una ricerca e nel sito del CDH (Centro Documentazione Handicap) ho trovato questo:
"Inclusione come condizione per stare in presenza delle diversità presenti negli altri e in noi e farsi cambiare da questa convivenza. Vivere insieme, in un gruppo, la vita in classe significa poter sperimentare in prima persona la sostanza dell’apprendimento che è costruzione sociale (si impara con gli altri) e pluralità di modi e stili. Condividere ogni giorno con i propri compagni a scuola diversi modi di apprendere,constatare la varietà e la diversa misura delle competenze presenti non solo in un gruppo ma in ogni singola persona è un’opportunità insostituibile per apprendere in modo significativo cioè personale, durevole e trasferibile fuori dall’ambito scolastico. Gli alunni con disabilità sono per questo una risorsa per l’apprendimento di tutti gli alunni così come le strategie e le metodologie “speciali” sono una risorsa per l’apprendimento di tutti gli alunni proprio perché capaci di aumentare la personalizzazione e lo scambio fra competenze e saperi. In questo senso la qualità dell’integrazione a scuola è qualità della scuola.

Inclusione come costruzione di legami che riconoscono la specificità e la differenza di identità. La politica inclusiva ci interroga sempre sui confini della nostra storia e persona. "Inclusione - scrive Habermas - qui non significa accaparramento assimilatorio, né chiusura contro il diverso. Inclusione dell’altro significa piuttosto che i confini della comunità sono aperti a tutti: anche - e soprattutto - a coloro che sono reciprocamente estranei e che estranei vogliono rimanere" (2).

Non si tratta allora di far diventare l’altro come noi o di, all’opposto, rinunciarvi per sempre ma di costruire ponti fra le persone, le situazioni, le competenze. L’integrazione a scuola potenzia la dimensione inclusiva quando riesce a far intrecciare le voci di tutti gli interlocutori in un dialogo aperto, interprofessionale, caratteristiche queste alla base di ogni situazione educativa dove ogni persona, ogni ruolo porta il proprio contributo indispensabile e complementare."

Quindi credo che la prassi quasi consolidata di portare in "auletta" l'alunno H non agevoli per niente la sua "effettiva inclusione".
Chiaramente parlo da profana, non avendo competenze sul sostegno, ma, nella mia "ignoranza" in materia ho sempre pensato che tale prassi porti ad un isolamento dell'alunno H piuttosto che ad una sua integrazione nel gruppo classe e quindi ad una sua inclusione. Forse mi sbaglio, ma è un mio pensiero:-)
Infatti parli da profana, nel senso che idealmente ogni docente di sostegno sottoscriverebbe le tue riflessioni, purtroppo non abitando sull'Iperuranio, a volte, siamo costretti a fare i conti con la realtà, quindi caliamo la parola "inclusione" nel bruto mondo della realtà...
Negli stessi CDH troverai anche dei bei documenti in cui sono descritte delle belle aule ideali, con 16-18 alunni, una postazione in fondo alla classe con dei divisori in cartongesso (spazio da usare per le attività uno ad uno ma che in questo modo si svolgono all'interno della classe) e con un'intera postazione multimediale, troverai anche dei bei capitoli in cui docente di sostegno e docente di classe si scambiano il ruolo, troverai anche molti interessanti spunti per lavori di gruppo...
Noi facciamo del nostro meglio, anche quando portiamo il ragazzo fuori...abbiamo smesso di credere alle favole, tu libera di continuare a farlo...certo non venire qua sul forum a dare lezioni a nessuno, quello diventa fracamente antipatico.

Grazie, Eragon - mi hai sollevato dal rispondere.
Ci vuole qualche "sano" annuccio di sostegno per calarsi nella realtà.

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Messaggio Da giovanna onnis Dom Dic 09, 2012 12:50 pm

Scusa Parvati io come docente sono perfettamente calata nella realtà, sicuramente mi manca "qualche "sano" annuccio di sostegno" come sostieni tu, ma lavoro con i colleghi di sostegno e ogni anno ho nelle mie classi (insegno alle superiori) diversi alunni H con diversi gradi di disabilità dai meno gravi ai più gravi e, ti ricordo, che anche loro sono miei alunni e con loro lavoro insieme a tutta la classe. Voi colleghi di sostegno "coprite" l'alunno H solo per una parte dell'orario settimanale, mediamente dalle 6 alle 9 ore, raramente per 18 ore, a fronte di un orario settimanale che va dalle 30 alle 32 ore a seconda dell'indirizzo di studi. Secondo te, nelle ore in cui non c'è l'insegnante di sostegno, con chi lavora l'alunno H???? Con noi docenti curricolari che attiviamo un lavoro individualizzato per loro e contemporaneamente lavoriamo con il resto della classe, cercando sempre di far incrociare le due attività che devono essere reciprocamente "inclusive".
Io ho dichiarato la mia incompetenza nell'ambito del sostegno, ma non sopporto che tu come insegnante di sostegno ritenga di avere in mano la "verità assoluta" e di avere solo tu la piena consapevolezza della realtà , perchè non è così....il mio commento al tuo post era legato al significato del termine "inclusione" e vedo dall'intervento di Iza che ci sono anche insegnanti di sostegno che la pensano come me.
Voglio quindi ribadire ancora una volta che il mio intervento non voleva essere assolutamente "offensivo" nei confronti tuoi e di tutti gli insegnanti di sostegno e ho già avuto modo di chiarire questo nella mia risposta ad Eragon, ma sentirti dire che ti senti "sollevata dal rispondermi" mi fa capire che non vuoi il confronto e non ti interessa il chiarimento....peccato, perchè poteva essere motivo di dialogo costruttivo utile per una crescita reciproca e per trovare finalmente un punto d'incontro tra docenti di sostegno e docenti curricolari......punto d'incontro che spesso manca, vuoi per colpa di una parte di docenti curricolari che "guardano" i colleghi di sostegno dall'alto in basso, ma anche per colpa di una parte di colleghi di sostegno che erigono un muro sostenendo "noi siamo specializzati e voi curricolari non capite niente di sostegno e non siete in grado di calarvi nella realtà"...posizioni a pare mio ambedue criticabili e sbagliate.
Io non rientro in nessuna delle due....tu in quale ti identifichi???
Spero che questa volta non trovi il modo di "sollevarti" dalla risposta...quindi attendo...se ti va....chiarimenti. Ti saluto
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Messaggio Da iza Dom Dic 09, 2012 3:04 pm

guarda Giovanna che tu hai perfettamente ragionr, l'inclusione si fa in classe altrimenti non si chiamerebbe cosi

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Messaggio Da dami Dom Dic 09, 2012 4:21 pm

E' vero che l'inclusione si attua principalmente in classe, bisogna però vedere se ciò che si fa basta...
Se un bambino/ragazzo è rimasto indietro sul programma e in classe nessuno si occupa di fargli svolgere un programma individualizzato, di spiegargli i concetti base, di fargli fare un lavoro alla sua portata... in brevissimo tempo il gap con gli altri diverrà insormontabile.
Ho visto bravissime maestre preparare programmi personalizzati per le esigenze di ogni bambino della classe e maestre che già in prima elementare iniziavano ad abbandonare a se stessi i bambini meno brillanti. Di fatto la vera inclusione la fanno soprattutto gli insegnanti di classe predisponendo compiti, attività e materiali adatti a tutti, svolgendo lo stesso programma, ma con livelli differenziati e aiuti differenziati a seconda delle capacità dei bambini.
Un insegnante di sostegno che sta in una classe 6 ore a settimana, secondo me argina le situazioni difficili, aiuta il singolo laddove è più carente, ma non fa veramente la differenza ai fini dell'inclusione.
E' il modo complessivo di fare didattica che dovrebbe cambiare affinché ci sia vera inclusione. In una classe dove si fanno solo lezioni frontali, esercizi individuali, interrogazioni, dove tutto il lavoro scolastico è una gara a chi fa meglio, a chi ottiene i voti migliori, etc., non vi sarà mai vera inclusione, non solo per il bambino/ragazzo dva, ma per ogni bambino della classe che, per i motivi più vari, non è in grado di dare il meglio.

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Messaggio Da giovanna onnis Dom Dic 09, 2012 7:17 pm

Una sana competizione tra gli studenti per dare il meglio di se e ottenere buoni risultati è ciò che desidero avere in ogni classe. E' questo che spinge tutti gli studenti ad impegnarsi, a collaborare tra loro aiutandosi reciprocamente, in questo modo anche gli alunni "meno dotati" sono stimolati e si sentono parte del gruppo. Ovviamente parlo di "sana competizione" e non di rivalità che porta all'individualismo e al conseguente isolamento degli alunni "meno dotati", in quest'ultimo caso concordo con te Dami
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Messaggio Da Gloriamu79 Mar Mar 12, 2013 9:55 pm

Salve,sto facendo una supplenza posto comune scuola primaria. Mi piacerebbe sapere di più circa il ruolo, le responsabilità dell'insegnante di sostegno.Quali sono i suoi limiti in classe? Quali sono le sue responsabilità? Dove posso trovare qualcosa di scritto per conoscenza? Qualcuno mi sa dire o indicare qualcosa?

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Messaggio Da carla75 Mar Mar 12, 2013 10:26 pm

dami ha scritto:E' vero che l'inclusione si attua principalmente in classe, bisogna però vedere se ciò che si fa basta...
Se un bambino/ragazzo è rimasto indietro sul programma e in classe nessuno si occupa di fargli svolgere un programma individualizzato, di spiegargli i concetti base, di fargli fare un lavoro alla sua portata... in brevissimo tempo il gap con gli altri diverrà insormontabile.
Ho visto bravissime maestre preparare programmi personalizzati per le esigenze di ogni bambino della classe e maestre che già in prima elementare iniziavano ad abbandonare a se stessi i bambini meno brillanti. Di fatto la vera inclusione la fanno soprattutto gli insegnanti di classe predisponendo compiti, attività e materiali adatti a tutti, svolgendo lo stesso programma, ma con livelli differenziati e aiuti differenziati a seconda delle capacità dei bambini.
Un insegnante di sostegno che sta in una classe 6 ore a settimana, secondo me argina le situazioni difficili, aiuta il singolo laddove è più carente, ma non fa veramente la differenza ai fini dell'inclusione.
E' il modo complessivo di fare didattica che dovrebbe cambiare affinché ci sia vera inclusione. In una classe dove si fanno solo lezioni frontali, esercizi individuali, interrogazioni, dove tutto il lavoro scolastico è una gara a chi fa meglio, a chi ottiene i voti migliori, etc., non vi sarà mai vera inclusione, non solo per il bambino/ragazzo dva, ma per ogni bambino della classe che, per i motivi più vari, non è in grado di dare il meglio.

benvenuta alle superiori!
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Messaggio Da jasmine Ven Mar 15, 2013 6:57 pm

dami ha scritto:E' vero che l'inclusione si attua principalmente in classe, bisogna però vedere se ciò che si fa basta...
Se un bambino/ragazzo è rimasto indietro sul programma e in classe nessuno si occupa di fargli svolgere un programma individualizzato, di spiegargli i concetti base, di fargli fare un lavoro alla sua portata... in brevissimo tempo il gap con gli altri diverrà insormontabile.
Ho visto bravissime maestre preparare programmi personalizzati per le esigenze di ogni bambino della classe e maestre che già in prima elementare iniziavano ad abbandonare a se stessi i bambini meno brillanti. Di fatto la vera inclusione la fanno soprattutto gli insegnanti di classe predisponendo compiti, attività e materiali adatti a tutti, svolgendo lo stesso programma, ma con livelli differenziati e aiuti differenziati a seconda delle capacità dei bambini.
Un insegnante di sostegno che sta in una classe 6 ore a settimana, secondo me argina le situazioni difficili, aiuta il singolo laddove è più carente, ma non fa veramente la differenza ai fini dell'inclusione.
E' il modo complessivo di fare didattica che dovrebbe cambiare affinché ci sia vera inclusione. In una classe dove si fanno solo lezioni frontali, esercizi individuali, interrogazioni, dove tutto il lavoro scolastico è una gara a chi fa meglio, a chi ottiene i voti migliori, etc., non vi sarà mai vera inclusione, non solo per il bambino/ragazzo dva, ma per ogni bambino della classe che, per i motivi più vari, non è in grado di dare il meglio.

Condivido pienamente quello che scrive dami. Purtroppo spesso la didattica, a scuola, si basa su un dannoso egualitarismo, senza però tenere conto delle differenze che ci possono essere tra gli alunni. Capisco che è difficile per un docente curricolare personalizzare gli apprendimenti, però ignorare completamente gli alunni che rimangono indietro non è proprio il massimo della professionalità. Poi, magari SOLO agli alunni meno brillanti (con la scusa di coinvolgerli e farli sentire utili) si chiede loro di cancellare la lavagna, prendere i libri, chiamare il collaboratore ecc..
E quando lo vedo fare dico a me stessa: "Ecco sono buoni soltanto a "servire" il docente di classe"...

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Messaggio Da luisa78 Dom Mar 24, 2013 10:22 am

iza ha scritto:guarda Giovanna che tu hai perfettamente ragionr, l'inclusione si fa in classe altrimenti non si chiamerebbe cosi

io mi trovo quest'anno per la prima volta a vivere un 'esperienza di sostegno.... il bambino in questione regge dalle 8.30 , fino alle 10 in classe e poi attacca con urla, vocalizzi, litanie per cui sono costretta a portarlo fuori... altrimenti chi è in classe non riesce a lavorare ...
una volta usciti continua a volte anche in corridoio.. e perf me è snervante perchè non so come fare per farlo smettere

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Messaggio Da Ire Dom Mar 24, 2013 10:28 am

Non è che portandolo in un posto rilassante, facendogli sentire una bella musica, abbassando le luci, magari riuscirebbe a riposarsi un po' e a tranquillizzarsi?

Il contatto con gli animali come va?

Lo so che sarebbe difficilissimo ottenere il permesso di far entrare un cagnolino a scuola, ma cercando bene (so che lo fanno a Firenze) ci sono associazioni che intervengono anche in questi ambiti per lavorare con bambini difficili con risultati sorprendenti

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Messaggio Da luisa78 Dom Mar 24, 2013 11:38 am

mm allora.. la nonna contrariamente a quanto detto la mamma, ha voluto portare a casa 2 pulcini: sono durati uno 10 e l'altro 15 minuti.. ( li sbatteva contro la legna...)

invece per quango concerne il cagnolino va benone, tantè che la mamma si era informata per l'ippoterapia. tuttavia gli assistenti sociali mettono i bastoni tra le ruote ( e i soldi .... e ma lui fa già piscina .... )

Non è che portandolo in un posto rilassante, facendogli sentire una bella musica, abbassando le luci, magari riuscirebbe a riposarsi un po' e a tranquillizzarsi?


c'è la sua stanzetta , con tendina abbassata e musica nanna ... funziona solo dopo pranzo perchè crolla di sonno ma durante la mattina se non vuole ... lancia di tutto, roompe i puzzle, ..... tocca prenderlo di peso e inchiodarlo alla sedia come castigo e li capisce

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Messaggio Da luisa78 Dom Mar 24, 2013 11:39 am

uh... poi ti dirò cara Ire che, se x ottenere un campanello a scuola per le emergenze ( comune crea molti ma molti problemi) ho sudato 100 camicie ..

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Messaggio Da Ire Dom Mar 24, 2013 11:43 am

E allora che vadano tutti a ....................

Peccato che ci sia di mezzo questo ragazzino, porca miseria!!


Mode panzer on ( :-) )


Un bel sabato mattina, così non hai problemi con il ds, tu e la mamma, la nonna, il nonno e chi vuoi, portate il bimbo nell'ufficio del sindaco, o anche solo nell'anticamera, e state lì.

Quando comincerà ad agitarsi qualcuno vi chiederà qualcosa, spiegategliela

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Messaggio Da luisa78 Dom Mar 24, 2013 11:48 am

si guarda... purtroppo devo dire che a livello relazionale gli fa bene stare con bambini " normali" ma per il resto ... temo che all'interno del centro sarebbe stato meglio perchè modalità strumenti e quant'altro sono adatte per lui; prima elementare.... manco parla , scrive, on è in grado di tenere una matita......non è in grado di manipolare ....


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Messaggio Da luisa78 Dom Mar 24, 2013 5:27 pm

Chiedo...
tenuto conto che l'insegnante di sostegno non ha l'autorizzazione a portare in macchina l'alunno ( ma può farlo solo l'educatore), dove posso trovare una normativa in merito al fatto che l'educatore non dovrebbe cmq essere da solo quando è fuori dalla scuola con l'aunno?

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